Ogni comunità cristiana sarà chiamata a diventare consapevole che la richiesta del Battesimo da parte dei genitori segnerà già l’inizio del cammino di Iniziazione cristiana. Non sarà possibile rinnovare l’itinerario di
Iniziazione cristiana se non a partire dalla rielaborazione della prassi di accesso al Battesimo dei bambini e delle bambine e quindi dell’intera azione pastorale dagli 0 ai 6/7 anni.
Nelle nostre comunità, in genere, la richiesta del Battesimo da parte della maggioranza dei neogenitori, sia pure per motivi spesso di ordine meramente sociologico, è un’eredità felice del passato, da coltivare. Se la domanda richiede di essere certamente rieducata (talvolta chiaramente purificata), merita comunque di essere positivamente accolta e valorizzata. Di qui lo sforzo irrinunciabile di rinnovare la prassi battesimale non solo nei riti celebrativi del sacramento, ma anche nella preparazione seria dei genitori e,
ancor prima, nella promozione del coinvolgimento della comunità ecclesiale, in particolare la comunità eucaristica domenicale.
In un progetto che desidera mettere al centro la famiglia come soggetto della comunità ecclesiale e la comunità stessa come famiglia di famiglie, una rinnovata proposta pastorale pre-battesimale e post-battesimale vuole colmare il vuoto tra la celebrazione del Battesimo e l’inizio dell’Iniziazione cristiana dei bambini. In questo modo, si cercherà di inserire sempre meglio la famiglia nel tessuto vivo della comunità ecclesiale e, contemporaneamente, di sensibilizzare quest’ultima al ruolo centrale della famiglia, in relazione sia alla promozione integrata della coppia sia all’educazione integrale dei figli, per una presenza nel mondo, aperta al servizio dell’amore. Dentro questa prospettiva, se sembra indubbia la riscoperta della grandezza e bellezza del sacramento del Battesimo per i propri figli, viene ugualmente sollecitato il risveglio graduale della fede dei giovani genitori, con il ritorno alla sequela del Signore, all’appartenenza ecclesiale, all’assunzione dello stile cristiano di vita negli ambiti molteplici e ordinari della maturità adulta. Quando, con l’avvento dei figli, la coppia diventa in senso pieno e specifico una famiglia, la Chiesa deve essere ancora più vicina ai genitori perché accolgano i loro bambini e li amino come dono ricevuto dal Signore della vita, assumendo con gioia la fatica di servirli nella loro crescita umana e cristiana.
Sarà dunque importante che non solo prima della celebrazione del Battesimo del proprio figlio, ma anche dopo la celebrazione del sacramento, si continui a mettere in atto ogni attenzione e iniziativa per favorire, in ciascuna famiglia, la formazione di un’autentica comunità di persone, per sostenere le singole coppie nel loro ulteriore compito di trasmissione della fede, per aiutarle nell’esercizio della loro originaria vocazione educativa, per promuovere in ciascuna di esse un’autentica spiritualità familiare. È bene, in questa sede, ricordare anche quanto scritto nel Catechismo degli Adulti della CEI al numero 665: “Si può battezzare un bambino solo se nel suo ambiente esiste una concreta possibilità di educazione cristiana. I doni di Dio sono gratuiti, ma devono essere accolti consapevolmente e vissuti responsabilmente”. Non si vuole intendere che si escluderanno dal Battesimo i bambini che nascono e crescono in ambienti dove apparentemente non c’è la possibilità di una educazione cristiana, ma che la comunità cristiana dovrà fare di tutto per far sì che tale ambiente si realizzi intorno al bambino e progressivamente la sua famiglia ne entri a far parte.
Nella prassi pastorale occorrerà non perdere mai di vista un chiaro principio di fondo: la famiglia non può e non potrà essere semplice destinataria di annuncio e catechesi da parte della comunità ecclesiale, ma deve e dovrà essere sempre considerata quale soggetto protagonista e specifico anche se non è perfetta, anche se non può ancora dirsi tale perché semplicemente composta da due persone conviventi, o soltanto sposate civilmente e non ancora unite nel matrimonio-sacramento, o da due persone che mai potranno sposarsi, ma che non devono sentirsi escluse dalla comunità cristiana. Essi possono ugualmente accompagnare i loro figli ai sacramenti dell’Iniziazione cristiana, affinché questi vivano quella fede che i genitori non possono vivere in pienezza ma che ritengono una proposta ugualmente importante da offrire ai loro figli. Pertanto, la forma di ogni proposta sarà quella di un cammino di co-educazione alla fede e nella fede cristiana di genitori e figli; un crescere insieme, nella fede vissuta e proclamata, educandosi reciprocamente nel ritmo abituale della vita familiare, con i suoi tempi, i suoi linguaggi, le sue esperienze. Inoltre gli stessi figli potranno e dovranno essere man mano riconosciuti come veri soggetti attivi, capaci di promuovere e sollecitare occasioni di formazione sul piano della fede anche per gli adulti:
infatti, secondo le differenti e progressive età, i bambini sono capaci di interpellare i genitori stessi a una riplasmazione della fede cristiana, mediante domande curiose, dapprima, e con intuizioni intelligenti, successivamente o con testimonianze – di cui sono pure capaci – che possono far riflettere e dare o ri-dare forma alla fede anche dei genitori. Si intuisce facilmente come in questo processo di crescita, ricco di tempi e linguaggi espressivi propri, parteciperanno presto i fratelli, i nonni, come altre figure significative, primi tra tutti i padrini e le madrine. In quest’ottica si comprende come gli incontri precedenti il Battesimo, dovranno essere vissuti entro un orizzonte che non si limiterà alla presentazione della teologia del Battesimo e del Rito, ma che assumerà un’ottica formativa orientata al “percorso” della vita di fede, che dal Battesimo prende l’avvio. Il significativo mutamento di prospettiva si realizzerà concretamente nella misura in cui si darà rilievo alle diverse fasi di crescita e maturazione, tanto dei genitori quanto dei figli, con opportuna differenziazione degli obiettivi, dei temi, delle modalità nelle proposte educative. Solo così il post-battesimo riuscirà a configurarsi come autentico percorso “mistagogico” (vale a dire, di riscoperta effettiva e completa del sacramento) vissuto dalla coppia e dal bambino, dentro il grembo più ampio e fecondo della comunità ecclesiale. Il grande impegno che i genitori, facendo battezzare i figli, si assumeranno davanti a Dio sarà la loro educazione alla fede che comincerà subito, senza alcuna discontinuità. La Chiesa, tuttavia, non li lascerà soli nell’assolvimento di questo compito così delicato e importante. Anche la cultura secolarizzata sollecita un serio ed efficace accompagnamento, oggi più che mai, delle famiglie così come esse sono con la speranza che, tramite i figli e la comunità ecclesiale, se possibile, possano iniziare o tornare a vivere la vocazione ad essere famiglia cristiana.
IL CAMMINO
Il primo passo del cammino sarà illuminato dalla Parola: “mi hai tessuto nel seno di mia madre” Salmo 138,13) e occorrerà viverlo come un tempo di “primo annuncio” con il quale si aiuteranno i genitori a prendere coscienza di quanto essi desiderano trasmettere: l’amore incondizionato di Dio per ogni sua creatura, il sentire di essere suoi figli, la fiducia in Lui. Si potranno pensare occasioni di avvicinamento e di incontro già durante il tempo dell’attesa del figlio, con alcuni momenti di accompagnamento per aiutare la coppia ad entrare e vivere in modo responsabile il mistero della vita e gli inevitabili cambiamenti che avvengono ed avverranno. Questo tempo maturerà con il Rito della Benedizione di una madre in attesa.
VERSO IL GIORDANO…
Il cammino continuerà guidato dalla parola del Profeta Osea: “a Efraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano” (11,3). Dopo la nascita del figlio o della figlia, la coppia si orienterà verso il Battesimo. Il momento della richiesta del Battesimo dovrà essere un’occasione di accoglienza calorosa da parte del parroco e della comunità cristiana. Ogni comunità parrocchiale avrà a cuore
di costituire una piccola comunità di adulti, preferibilmente coppie di sposi, che adeguatamente formate, si pongano al servizio della catechesi.
Questa comunità accoglierà la coppia di genitori e l’accompagnerà nel primo percorso di preparazione al Battesimo. La scelta di catechisti laici, padri e madri di famiglia, sarà valida in quanto i genitori si sentiranno maggiormente a proprio agio con persone che vivono i loro medesimi problemi.
È importante, in questa fase, creare rapporti di vicinanza e di amicizia e che le coppie individuate dalla Parrocchia, non giudichino mai coloro che si rivolgeranno ad esse, ma le accompagnino facendo scoprire loro il volto di una Chiesa che sa parlare il linguaggio della tenerezza e della misericordia e caso mai suscitare il desiderio di un cammino di fede anche quando i genitori non possono accedere ai sacramenti per la situazione oggettiva nella quale vivono ma dalla quale, con un cammino di accoglienza, discernimento Conferenza Episcopale Italiana, Benedizionale, 1992, nn. 628-654 ed integrazione, potrebbero uscire17. Il motivo che indurrà a continuare il cammino, dopo la celebrazione del Battesimo, sarà infatti non solo l’interesse degli eventi proposti e delle iniziative, quanto piuttosto i rapporti di prossimità, di accoglienza e di amicizia che si saranno o meno creati. La Chiesa d’altronde è un insieme di persone che si amano e l’amore è una relazione che coinvolge anche l’umanità, facendone il luogo in cui l’esperienza di Dio annunciata e celebrata diventa incarnata, tangibile e dunque capace di trasmettersi, contagiare ed attrarre.
La “coppia catechista” sarà chiamata a coltivare un rapporto cordiale e amicale con i genitori: in maniera discreta, senza invadenze, senza giudizi di chi si sente migliore degli altri, assicurando vicinanza. Un rapporto da alimentare anche attraverso piccoli segni (una telefonata di tanto in tanto, un biglietto di auguri per il compleanno del bambino o della bambina…).
Attraverso la coppia catechista ogni genitore si dovrà sentire guardato e incontrato dalla comunità con simpatia. Sarà importante che gli incontri si svolgano non solo in parrocchia, ma anche a casa delle coppie che accompagneranno o, dove è possibile, delle famiglie che si prepareranno al Battesimo. Per i genitori il Battesimo è l’“obiettivo”, per la comunità sarà l’“occasione”. Lo stile degli incontri dovrà permettere di creare lo spazio per far emergere interrogativi a cui poter poi rispondere, dopo la celebrazione del Battesimo, con incontri, che i genitori riterranno interessanti in quanto da loro stessi maturati ed espressi.
Con la richiesta del Battesimo da parte dei genitori, inizierà dunque il cammino “verso il Giordano…” con tre/quattro incontri nei quali:
- aiutare i genitori a riconoscere nel/la proprio/a figlio/a un dono di Dio e suscitare sentimenti di riconoscenza per il dono della vita e cogliere nella richiesta del Battesimo un atto di affidamento del/la proprio/a figlio/a a Dio e a Gesù Cristo “Buon Pastore”;
- favorire nei genitori la presa di coscienza del proprio ruolo insostituibile nella crescita della grazia battesimale;
- favorire la comprensione di essere inseriti, grazie al Battesimo, nel cammino di salvezza del Popolo di Dio, la Chiesa, che ha il volto concreto della comunità parrocchiale e della Chiesa diocesana.
Almeno nell’ultimo incontro la famiglia incontrerà il parroco per un approfondimento circa la dimensione liturgica del Rito.
La Celebrazione del Battesimo sarà da svolgersi in forma comunitaria, possibilmente durante la Veglia Pasquale o durante una Santa Messa domenicale escludendo il periodo di Quaresima, per aiutare la comunità stessa a maturare la sensibilità e la responsabilità nell’accompagnamento dei piccoli nel cammino di fede. Durante la Celebrazione un rilievo particolare dovrebbe essere dato anche alla coppia che ha accompagnato la giovane famiglia, sottolineando che rimarrà il punto di riferimento nel cammino di fede, come “garante” della fede e del cammino medesimo. Si richiede dunque di privilegiare l’Eucaristia domenicale, evitando celebrazioni private, almeno che non ci siano particolari, seri e fondati motivi
che lo richiedano. Inoltre viene ribadita l’importanza di celebrare il Battesimo nella chiesa parrocchiale di appartenenza o di elezione, ma non in Cappelle private, Rettorie o Santuari dove i fanciulli e le loro famiglie non potrebbero continuare a vivere la vita cristiana ordinariamente. Anche quando si ritenga opportuna per esigenze pastorali la sola Celebrazione del Rito del Battesimo, fuori della Santa Messa, sarà bene avere attenzione a non svilire il senso dell’ingresso nella famiglia dei figli di Dio, privilegiando sempre un contesto comunitario.
Dopo la celebrazione, il parroco, insieme alla coppia che accompagna, dovrebbero prevedere un incontro per approfondire in forma mistagogica il rito celebrato, cercando di condividere quanto vissuto.
A NAZARET
Nel vangelo di Luca si afferma che: “il fanciullo cresceva in età sapienza e grazia davanti a Dio e agli uomini”(2,52). Il riferimento è a Gesù, ma vorrei che fosse inteso come riferito ad ogni ragazzo e ragazza delle nostre comunità, che vivono e crescono nella “Nazaret” della famiglia, della città, della scuola, della comunità di appartenenza e di tutte quelle realtà che incidono fortemente nel processo educativo.
A questo punto del cammino dovrebbe essersi già creata una relazione amicale che potrebbe sfociare in un piccolo semplice percorso di approfondimento delle tematiche emerse precedentemente secondo modalità di inserimento in piccoli gruppi di famiglie denominate “Nazaret”, dove la coppia che ha accompagnato al Battesimo resterà il punto di riferimento essenziale per la giovane famiglia.
Un fondamento necessario per l’esperienza sarà la passione di favorire il cammino delle persone, così che il sentimento religioso e il bisogno di vicinanza prendano la forma di una relazione personale viva e forte con Gesù Cristo e di un’autentica esperienza di comunione fraterna che condurrà alla fede vissuta nella Chiesa. Il Battesimo di un/a figlio/a manifesta il desiderio per lui/lei di una vita “nuova”; è la vita stessa del Figlio di Dio che è effusa dallo Spirito nel nostro cuore e che trasfigura, portandola a pienezza di realizzazione, la vita umana ricevuta dai genitori. La vita nuova non viene dalla carne e dal sangue, ma dalla potenza d’amore di Dio: è dono totalmente libero e gratuito e chiede il “sì” dell’uomo per essere conosciuto, accolto e vissuto in libertà. È quanto avviene attraverso il processo di assimilazione graduale nominato “Iniziazione cristiana”: un processo che coinvolge la Chiesa, in cui il/la battezzato/a entra come membro, ed insieme la famiglia, chiamata nel disegno di Dio a trasmettere, con la vita umana, anche la fede e, quindi, a educare il/la proprio/a figlio/a come “figlio/a di Dio”. Sono moltissime le opportunità che potranno favorire l’educazione dei bambini e delle bambine, fin dalla prima infanzia, a riconoscere e vivere la presenza amica e rassicurante di Gesù. Sarà necessario innanzitutto che i genitori offrano ai
loro figli proposte di vita familiare che siano occasioni autentiche di educazione della fede, come la preghiera del mattino e della sera, la celebrazione cristiana del Natale e della Pasqua, la lettura comune di qualche pagina della Bibbia illustrata per i più piccoli. Dal canto suo, in tanti momenti, innovativi o tradizionali, la Chiesa, con le sue potenzialità e ricchezza di esperienze, dovrà sostenere e accompagnare la famiglia in questo percorso di riscoperta del dono della fede. Chiedendo alla Chiesa il dono del Battesimo, papà e mamma esprimono la convinzione di chiedere qualcosa di veramente importante per il/la proprio/a bambino/a. Anche se la loro famiglia non sarà perfetta, non sarà in grado di dare sempre una risposta convinta e coerente, o persino non sarà una famiglia propriamente intesa, tuttavia questi genitori intuiranno – come in realtà intuiscono, più o meno chiaramente -, che battezzare il/la proprio/a figlio/a nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo è un grande bene per lui/lei. Percependo l’importanza del sacramento battesimale, i genitori chiederanno che qualcuno li aiuti a comprenderlo e a
trasmetterlo, perché questo nuovo inizio sia fatto fruttificare. Il “qualcuno” che li sosterrà sarà la comunità cristiana, dal parroco fino ai catechisti incaricati di tale ministero, ma anche tutti i fedeli che dovranno far percepire la gioia di accogliere un nuovo figlio di Dio e fratello in Cristo nella Chiesa che, nella parrocchia, ha la sua dimensione territoriale più prossima.
Il percorso dovrebbe prevedere tre/quattro incontri durante l’anno con diverso carattere (liturgico, genitoriale, sponsale, comunitario) e diverse tematiche in relazione al percorso di crescita umana, spirituale, psicologica e morale dei bambini. Gli incontri si terranno in parrocchia, o, laddove è
possibile per il numero non elevato di coppie, sarà bello incontrarsi in casa per vivere sempre più e meglio la dimensione della Chiesa domestica. Naturalmente non sarà da smarrire il contatto con la comunità parrocchiale, che soprattutto nell’Eucaristia domenicale vive il suo momento forte. Fondamentale importanza si dovrà dare alle grandi feste (Natale, Pasqua, Pentecoste) e ai periodi liturgici che le preparano (Avvento e Quaresima). Ogni anno si dovrebbe vivere la festa parrocchiale delle famiglie nella Domenica del Battesimo del Signore o in altra data opportuna, invitando tutti i genitori dei bambini battezzati negli anni precedenti per una celebrazione ed un momento conviviale.
da: Cristiani non si nasce si diventa – Nota Pastorale del Vescovo Mauro per le Diocesi di Tivoli e Palestrina